Gli appartamenti trasformati in alloggi turistici si trovano spesso all’interno di condomini dove la spesa per la maggiore usura dello stabile ricade su chi ci vive
L’esplosione del fenomeno degli affitti brevi legato al turismo, con un aumento in Italia del 20% soltanto nell’ultimo anno, sta mettendo in ginocchio anche Verona senza che ci sia una reazione politica forte a un problema devastante dal punto di vista sociale e culturale.
In Italia nel 2022 erano circa 90 mila gli appartamenti adibiti ad alloggio turistico, oggi sono più di 600 mila (calcolo Halldis su dati Istat e Scenari Immobiliari 2021). I vantaggi per i proprietari sono evidenti: la scelta di affittare l’immobile per brevi periodi tutela da inquilini morosi, evita sfratti incomprensibilmente lunghi e permette l’occupazione dell’appartamento solo in alcuni periodi dell’anno. Inoltre un alloggio turistico fa guadagnare circa il doppio rispetto a un contratto residenziale, tanto che gli speculatori acquistano, ristrutturano e affittano influenzando l’andamento del mercato immobiliare.
La prima conseguenza è che l’innalzamento dei prezzi comporta l’impossibilità per una coppia con un reddito medio di accedere a locazioni nei centri storici e nelle aree limitrofe, come è evidente anche a Verona dove il maggiore costo della vita dovuto ai prezzi praticati per i turisti, dal procurarsi il cibo ai servizi, impatta sulla vita dei pochi residenti rimasti.
Considerando che circa l’80 per cento delle locazioni turistiche si trova nei condomini, chi cerca di resistere oltre ai prezzi maggiorati dei servizi di quartiere si trova ad affrontare le spese di un condominio di fatto trasformato in albergo diffuso. In un appartamento per turisti le persone presenti possono anche essere una decina con 5 bagni, una situazione molto diversa da quella che troviamo in un appartamento residenziale. Ne consegue che i normali residenti si sobbarcano le spese per una super usura delle strutture comuni: pulizie, tinteggiatura del vano scale, ascensore, interventi su impianti, fognature, ecc. sono pagati in uguale misura.
È evidente che il fenomeno ha assunto proporzioni tali da imporre una legge che consideri questi alloggi per turisti delle aziende, sottolineandone la natura commerciale con oneri distinti da quelli dei normali residenti. Da considerare infine altri due problemi: quello della sicurezza, a causa del viavai di persone in possesso di chiavi, e quello dell’impoverimento del tessuto sociale, essendo intaccato il principio di comunità.
Verona il 30 novembre del 2000 è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’umanità ma in 25 anni abbiamo assistito a un cambiamento del quadro economico e sociale della città dovuto soprattutto agli effetti dell’overtourism, con una pressione ambientale che ha prodotto rilevanti danni sociali. C’è allora da chiedersi cosa rimanga oggi, oltre i monumenti, della peculiarità culturale che ha portato a quel prestigioso riconoscimento mondiale.
Rattrista vedere che i potentati economici della città, anche quelli che per statuto dovrebbero preservarla, oggi spingono per l’insediamento di nuovi alberghi e risulta poco comprensibile la tiepidezza di chi amministra nell’opporsi a un modello di sviluppo che provoca danni ingenti favorendo pochi a danno di tanti.
g.m.